Di recente ho letto Fai di te stesso un brand di Riccardo Scandellari, un libro che, come giustamente ha scritto Claudia Della Torre in un commento a un suo post su LinkedIn (dedicato al medesimo libro), è «formativo e non solo informativo, un coaching ad altissimo impatto personale e professionale».
Concordo pienamente con lei: si tratta di un testo da leggere, sottolineare, annotare, lasciar ‘sedimentare’ e poi riprendere in mano anche ogni giorno, come promemoria.
È ricco di citazioni – per chi vuole approfondire c’è di che divertirsi! Tra queste mi è rimasta impressa in particolare quella di Antoine de Saint-Exupéry: «La perfezione non la si ottiene quando non c’è più nulla da aggiungere, ma quando non c’è più nulla da togliere».
L’autore la menziona in riferimento alla creazione di contenuti, ma si sposa perfettamente con la professione dell’editor, almeno per come la vivo io.
So che molti autori non amano che i loro testi vengano ‘toccati’, ma credo che l’intervento dell’editor, se condotto con amore – sì, con amore per la bella scrittura – e in maniera professionale, sia necessario per qualsiasi opera.
Ho visto manoscritti in cui almeno un 30 per cento del contenuto poteva essere tolto, poiché inutilmente ridondante o eccessivamente descrittivo. Ne ho visti altri pressoché perfetti, nei quali l’occhio esterno doveva limitarsi a smussare qualche spigolo. Certo, non è facile farlo capire (e accettare) all’autore, per questo bisogna entrare in forte sintonia ed empatia con chi scrive. E ci vuole sempre tanta umiltà da entrambe le parti.
Io stessa quando scrivo anche semplicemente un post chiedo il parere di almeno una collega. Sono maniaca-perfezionista? Può essere. Ma in quanto umana – e proprio perché di mestiere mi occupo di correzione di bozze e editing – so quanto sia importante avere un parere obiettivo.
E, per concludere, come non fare tesoro delle parole di Stephen King nella terza prefazione del suo On Writing: «Una regola generale non menzionata esplicitamente in nessun’altra parte del libro: “L’editor ha sempre ragione”. Se ne ricava il corollario che nessuno scrittore è tenuto ad accettarne per intero i consigli, e chi è senza peccato scagli la prima pietra. In altri termini, scrivere è umano, editare è divino».