Prima di trasferirci nella nostra baita, mentre erano in corso i lavori di ristrutturazione, Luna e io abbiamo vissuto tre mesi in un appartamento nel paese vicino, sempre sui monti ma a un’altitudine inferiore. Eravamo comunque vicino al bosco e le nostre passeggiate si svolgevano lì.
Ricordo un bellissimo percorso che facevamo quasi ogni sera in un posto magico, incantato, al punto che lo avevo soprannominato il nostro Luna Park (a pensarci bene, anche il gioco di parole è perfetto: Luna – Luna Park).
L’idea era nata da quello che avevo chiamato ‘il tunnel dei pipistrelli’, ossia un passaggio tra gli alberi dove i pipistrelli facevano la gimcana tra noi (o noi tra loro) e ci schivavamo a vicenda come in una danza tribale. Mi dà sempre i brividi camminare tra i pipistrelli nella semioscurità, ascoltando le loro voci mentre cerco di abbassarmi o scattare a destra e sinistra a seconda dei loro movimenti. Da bambina gli adulti mi avevano terrorizzata raccontandomi che se entra in casa uno di loro e ti si attacca ai capelli, poi li devi tagliare cortissimi. Quindi il mio primo istinto quando ne vedo uno è quello di chinarmi e urlare. Per fortuna, rendendomi conto che si tratta di un timore infondato, a forza di vederli tutte le sere ho imparato a non temerli e, anzi, ogni volta sono più incuriosita da queste creature meravigliose.
Ma partiamo dall’inizio, perché il tunnel era quasi alla fine del giro. Prima percorrevamo ‘la vallata delle volpi e dei cinghiali’: una distesa verde infinita che si inoltrava nel fitto del bosco. Questa distesa era attraversata da una carraia lungo la quale incontravamo spesso una volpe enorme che si fermava a osservarci da lontano. Sempre in quel punto ci era capitato di veder sfilare una famigliola di cinghiali.
Poi arrivava ‘il colle dei caprioli’: una splendida altura dove i caprioli, all’imbrunire, transitavano per raggiungere il torrente e andare a dissetarsi. In cima al colle si stagliava un albero solitario che avevamo soprannominato ‘l’albero di Luna’: ci fermavamo spesso lì ad ammirare il paesaggio e il cielo blu. Vi regnava la pace più assoluta e ci si poteva stendere a osservare le stelle, sentendosi in paradiso.
Arrivavamo così al ‘ponte delle fate’, sotto al quale scorreva l’acqua fresca del torrente, dove si aveva l’impressione di entrare in un regno abitato da fate e folletti. In quel punto la temperatura scendeva di qualche grado, e arrivava immancabile la pelle d’oca sia per il fresco sia per la maggiore oscurità. Ma se si aveva l’ardire di attraversare quel tratto di bosco, si poteva trovare il refrigerio delle sue acque, cosa che Luna faceva puntualmente, saltellando come una capretta da una pietra all’altra. Io, nella mia goffaggine, seguivo il tratto più lineare e, con i miei tempi, mi inoltravo con lei nel verde scuro e tenebroso degli abeti per sfiorare l’acqua.
La tappa successiva era ‘l’altura delle martore’ (e delle zanzare, ahimè!), un altro punto di osservazione magnifico sulla vallata circostante, da cui capitava di veder scendere le martore alla ricerca di acqua nel torrente.
Nell’ultimo periodo avevo scoperto un’altra ‘attrazione’, ben nascosta nel buio e nel fitto del bosco: ‘la casa dei fantasmi’! Superato il ponte, salendo lungo il torrente, si arrivava a una casa diroccata ricoperta di liane e piante rampicanti che, nella semioscurità della sera, e con gli uccelli notturni a fare da sottofondo, incuteva un certo timore. Bisognava quindi farsi coraggio e vincere la paura atavica che sopraggiunge quando si è da soli in posti che non si conoscono, per soddisfare la curiosità di vedere cosa c’è.
Questo percorso mi ha fatto riflettere su un concetto che spesso ci sfugge quando ci preoccupiamo di passeggiare al buio con i nostri cani. A ben pensarci, infatti, considerando che il nostro senso più sviluppato e al quale ci affidiamo maggiormente è la vista – mentre udito e olfatto lasciano molto a desiderare – dovremmo preoccuparci molto più per noi che per i nostri amici: loro, al buio o nella penombra, possono contare proprio su udito e olfatto, che sono i loro sensi più sviluppati, e venire in nostro soccorso in caso di necessità. Quindi, a volte, sarebbe davvero opportuno invertire la prospettiva e vedere il mondo dal loro punto di vista per diventare più obiettivi e credibili. Affidiamoci a loro così come loro si affidano a noi, il rapporto non può che uscirne rafforzato.
Il bello di questo Luna Park sui generis è (perché esiste ancora) che è tutto naturale: non vi è nulla di artificiale, di costruito, tutte le presenze sono creature che popolano quei luoghi in totale libertà e tranquillità. Sei tu l’ospite, e se rispetti ciò che ti circonda, se ti metti in ascolto del respiro della Natura, del suo ritmo, delle sue abitudini, puoi vivere un’esperienza unica di immersione in un mondo incantato. Il tutto a costo zero, senza stress, senza fare code.
Per me è stata un’esperienza magnifica da condividere con Luna. Chissà se potrebbe piacere anche a te…
P.S.: nella foto, il colle dei caprioli.