Ho scritto questo testo tre anni fa e periodicamente lo rileggo, perché è parte di me e con me cresce e si evolve.
La scorsa settimana una cara amica mi ha colpita con queste parole, che mi hanno dato la spinta a condividerlo con te:
“È un brano straordinario, sai che lo adoro. La prima volta che l’ho letto ho pensato: ecco, eccole le parole giuste che nessuno mi ha mai detto. Ecco le parole che avrei voluto dire. E lo penso tutte le volte che poi lo rileggo. Il tuo testo non è consolatorio, anzi, è una ferita aperta che sanguina, nonostante tu l’abbia ricucita con eleganza, impegno e fatica; ogni giorno si apre e il giorno dopo si ricuce. Non è una critica ai genitori né uno svelarci la tua vita. È un pezzo solo e soltanto su un sentimento specifico”.
Riflessioni sui bambini che ho salvato
Questa mattina, non so come, ho pensato ai bambini che ho salvato non mettendoli al mondo.
Sono una persona complessa, con un passato un po’ tortuoso, e ho sempre ritenuto che la scelta migliore per me fosse di non far nascere nessuno. Essere genitori oggi è davvero molto difficile, credo ben più difficile di quando ero piccola io: troppi stimoli, troppa tecnologia, troppi impegni… Io giocavo con la terra e le foglie, correvo per strada e andavo a scuola da sola. Ora è tutto molto più complicato e pericoloso, o forse sono io che lo vedo in questo modo. In ogni caso, non mi sono mai sentita pronta e adatta a occuparmi di una nuova vita, ero già troppo impegnata a seguire me stessa.
In realtà mi sono occupata di molte vite, già adulte, e quando finalmente ho potuto pensare soltanto a me ero in quella fase in cui di solito le donne sentono l’orologio biologico ticchettare senza sosta. Ecco, io quell’orologio devo averlo messo a tacere in un’epoca molto precoce della mia esistenza.
Ritengo sia molto saggio essere onesti con sé stessi, ammettere i propri limiti e le proprie mancanze, e non cercare di colmare vuoti o risolvere problemi personali o di coppia mettendo al mondo esseri innocenti che, in qualche modo, ne pagherebbero le conseguenze. Non mi sono goduta l’infanzia e nemmeno l’adolescenza, cosa potevo offrire a una creatura sulla quale avrei riversato ansie, frustrazioni, carenze di affetto e, soprattutto, un senso di abbandono con cui ho cominciato a fare pace soltanto di recente?
Con gli animali che sono entrati nella mia vita, e che considero a tutti gli effetti membri della mia famiglia, ho commesso errori e probabilmente mi succederà ancora. Fatico ad accettare quegli errori e non mi sarei mai perdonata di averne commessi con un figlio o una figlia.
Forse sono una codarda, forse sono troppo riflessiva, oppure, semplicemente, non sono nata per far nascere altre vite e credo davvero di aver salvato i bambini che, in tutta onestà e coerenza, non ho dato alla luce. Sono felice per chi ci riesce, amo i bambini, ho scritto storie pensando a loro, ma ritengo che non siamo tutti destinati a essere genitori.
Se desideri approfondire la riflessione sull’argomento, ti consiglio di visitare il sito web e la pagina Facebook di Lunàdigas – Ovvero delle donne senza figli, Associazione culturale con la quale ho collaborato volontariamente per due anni.