In una fase della mia vita sono stata accanita lettrice di Chuck Palahniuk e, tra i tanti brani che ho sottolineato nei suoi libri, uno in particolare mi rappresentava:
«Voglio essere al di fuori delle etichette. Non voglio che tutta la mia vita sia compressa in un’unica parola. Una storia. Voglio trovare qualcos’altro, che non si possa conoscere, un posto che non sia sulla mappa. Una vera avventura».
In effetti ero un’esperta di etichette.
Sono sempre stata ‘qualcosa di’: da bambina e da adolescente ero ‘la sorella di’ poiché mio fratello, più grande di un anno, aveva fatto tutto prima di me. Era quindi più semplice associarmi a lui per capire chi fossi. Lo era per gli altri ma lo era anche per me che, in questo modo, mi sentivo quasi protetta e non dovevo impegnarmi a far emergere una mia identità. Lui era bello, simpatico, un compagnone, bravissimo negli sport, furbo, intelligente; io ero studiosa, bruttina, con gli occhiali e non volevo proprio farmi notare, tanto al suo confronto sarei comunque sparita – meglio essere trasparente e restare nell’ombra.
Ero poi anche ‘l’amica di’ quelle più belle, che accompagnavo a fare i giri in centro o in discoteca. Loro con i ragazzi più popolari, io sola… fino ai diciassette anni. Ma all’epoca, e fino a oltre i trent’anni, l’appartenenza a un gruppo era troppo importante per poter anche solo pensare di liberarmi di quell’etichetta che, dandomi tranquillità e sicurezza, ho mantenuto a lungo. Soprattutto per i vari parrucchieri che ho cambiato negli anni ero sempre ‘l’amica di…’: ci andavo il minimo indispensabile perché non mi piacciono le chiacchiere che animano i loro negozi, quindi per loro era più semplice qualificarmi come amica di… Ora ho risolto il problema: da tre anni i capelli (ricci, per fortuna) me li taglio da sola!
Sono poi diventata ‘la ragazza di’, ‘la compagna di’ e infine ‘la moglie di’ e ‘la nuora di’, senza dimenticare che, in contemporanea, ero sempre anche ‘la figlia di’ mio padre.
Questo non ha contribuito ad aumentare la mia autostima, e ho dovuto impegnarmi moltissimo per trovare una mia identità e autonomia che potessero rendermi Chiara e basta.
Ci ho messo più di quarant’anni per capire chi fossi veramente e per togliermi pian piano tutte le etichette che nel tempo si erano sovrapposte, stringendomi la pelle e costringendomi a ruoli non miei ogni volta che cercavo di uscire allo scoperto.
E un grande aiuto me lo ha dato Luna, perché lei è una creatura senza etichette: non è un cane di razza (anche se tutti cercano di attribuirgliene una: volpino, lupo, akita…) e non è un cane per nessuna attività: è Luna e basta, nella sua originalità e unicità.
Ora, quando mi chiedono chi sono, posso finalmente e fieramente dire: Chiara, oppure Chiara di Chiara & Luna, perché essere associata a lei non mi toglie nulla, anzi aggiunge valore a me e alla persona che sono diventata.