Collaboro con una scrittrice che si occupa anche di sceneggiature, una persona di grande spessore umano e professionale, che non si stanca mai di capire, sapere e imparare. Ci siamo piaciute subito e siamo diventate amiche: una di quelle sensazioni a pelle che difficilmente sbagliano. E infatti ogni scambio con lei – verbale o scritto – è fonte di arricchimento e di divertimento.
Tra le tante cose che mi ha insegnato, ci sono alcune caratteristiche di una sceneggiatura o di un soggetto che un correttore di bozze che voglia lavorare in questo settore deve conoscere. Non ultima l’importanza delle ripetizioni e dell’estrema sintesi, due concetti che normalmente sembrano contrastanti, mentre nei testi per il cinema ‘vanno a braccetto’.
Mi spiego meglio.
Sia nelle sinossi sia nei soggetti, si lavora in maniera talmente sintetica che lo stile di narrazione usa le parole in maniera ‘chirurgica’ (ogni parola deve essere funzionale a mostrare qualcosa, a dare un’informazione) e molto rappresentativa: in una frase si possono concentrare anche due eventi che poi, sviluppati nello script, potranno corrispondere a tre, quattro o persino cinque scene, quindi chi legge deve essere sempre messo in condizione di non dover dubitare di chi compie l’azione.
Nel primo lavoro che mi ha affidato la scrittrice avevo notato sia l’estrema sintesi sia questo tipo di ripetizioni. Prima di intervenire, per evitare errori, ho chiesto se il motivo fosse da un lato quello di condensare il tutto in poco spazio, e dall’altro di fissare i nomi dei personaggi nella mente dei destinatari. Ne ho avuto conferma e quindi ho adattato il mio modo di lavorare tenendo conto di questi importanti fattori.
Sto imparando molto da questa collaborazione che, come sempre, è uno scambio di conoscenze e competenze.
Per questo amo il mio lavoro, per questo amo lavorare con persone disposte a donare e ricevere.